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Oltre le apparenze


di Zindo
06.03.2024    |    2.516    |    6 9.1
"Il ciccione invece sbraita in continuazione verso di lui, chiamandolo cretino quando è gentile o, più spesso, testa di cazzo..."
Oltre Le Apparenze

AVVISO: la categoria nella quale questo racconto è inserito è la più "vicina" tra quelle disponibili, ma il racconto non appartiene specificatamente al genere BDSM


Il fatto in se stesso è semplice. Il diverso modo di come viene visto dalle persone citate nel racconto lo rende complicato.
Il tutto accade presso una delle tante trattorie dislocate lungo una importante arteria stradale, frequentata prevalentemente da camionisti, rappresentanti di commercio ed altra gente di passaggio che si fida più della presenza dei camion sul piazzale antistante il locale che delle recensioni in rete, poiché restano convinti che dove mangiano i camionisti si mangia bene e si spede poco.
Ecco i fatti secondo i vari punti di vista.

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Tre ragazzi, probabili studenti universitari, escono dal ristorante dopo aver pranzato. Precedono di pochi passi una coppia, Questa forse è formata da moglie e marito, più probabilmente da due amanti, almeno da quello che traspare dal modo come si erano guardati durante il pranzo e da come si tengono stretti l'uno all'altra mentre escono dal locale ,
La coppia aveva pagato il conto un attimo prima dei ragazzi, ma poi si erano attardati più dei giovani all'interno per rimettersi i cappotti e, perché negarlo? anche per vedere se dopo aver incassato, l'uomo alla cassa avesse o no ricominciato a sbraitare.
I tre ragazzi si guardano tra di loro facendo strane smorfie forse per esprimere stupore. Uno esclama “Che tipi!” ma non si riferiscono alla coppia. Infatti l'uomo e la donna guardano i ragazzi, incrociano i loro sguardi, scuotono la testa in segno di disapprovazione. La donna, come a volersi rivolgere più ai ragazzi che all'uomo che sta con lei, mormora “Roba da matti”.
Uno dei ragazzi: - “Anche lui però a lasciarsi trattare in quel modo!”
La donna:- “Si vede che ha bisogno di lavorare, poverino. Mi fa compassione”
Un altro giovane:- “Fossi io al posto suo non mi lascerei certamente trattare così”

Che strane a volte le persone: avevano cominciato a parlare di qualcosa e poi...,
Poi non è succede nulla.
La coppia si dirige verso una macchina. I tre ragazzi verso un 'altra, Tutti salgono aliti a bordo delle rispettive vetture. La signora guardando fuori dal finestrino scuote di nuovo il capo, l'uomo che sta con lei e che non ha detto nulla, continuando a tacere avvia il motore e poi senza parlare parte. I tre ragazzi sorridono senza una ragione precisa e partono anche loro. Sul piazzale ci sono ancora tre vetture e due camion. Sono i mezzi di coloro che stanno ancora all'interno del ristorante.
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I due camionisti siedono allo stesso tavolo all'interno del ristorante. Lavorano per due ditte diverse ma fanno spesso gli stessi percorsi per questo si conoscono da diverso tempo. Si sono incontrati la prima volta su una piazzola di sosta autostradale. Quando uno era arrivato con il proprio automezzo aveva visto l'altro uscire da dietro un cespuglio di arbusti vari, tirandosi su la lampo della patta mentre camminava. Gesto che avrebbe potuto essere considerato normale perché chissà quanti sostavano anche per pisciare. Però subito dietro di lui, dalla stessa siepe era spuntato un tipo mingherlino, con una espressione da persona felicissima, e con movenze molto femminee aveva raggiunto la vettura ferma davanti al camion già sul piazzale. Vi era salito dopo aver fatto un gesto di saluto con un ciao molto teatrale al camionista che era uscito dalla siepe e rivolto uno sguardo ammiccante a quello che scendeva dal camion in arrivo.
Il mingherlino era rimasto in macchina, tenendo la portiera aperta.
I due camionisti si erano guardati e poi il neo arrivato aveva chiesto “Ma che è un frocio quello?”. L'altro aveva risposto con un gran sorriso. Nessuna parola avrebbe potuto dare una conferma più eloquente.
Quello arrivato da poco lo aveva guardato fisso negli occhi, come stupito, come a voler chiedere “E tu sei stato con lui? Sei anche tu di quella specie?”.
La risposta non era stata gestuale ma chiara “Se ti interessa vai, fatti avanti, ti assicuro che fa pompini favolosi”.
L'altro aveva verificato e constatato che era vero. Così erano diventati amici, nel senso che quando capitava di incontrasi, durante i loro viaggi di lavoro, si salutavano e spesso si fermavano a scambiare qualche parola. Erano convinti comunque di essere entrambi eterosessuali perché secondo loro “le bocche” che sanno fare pompini sono “le” bocche, ovvero del genere femminile. Con un articolo mettevano al riparo la loro virilità.
Questa volta si erano incontrati dopo parecchio tempo, a qualche decina di chilometri dall'area di servizio e ristoro, si erano salutati e dati appuntamento per pranzare insieme nell'unico ristorante dei paraggi, quello di Villalto.
Ora stanno pranzando e raccontandosi molte cose sia in tema del loro lavoro che di amenità varie, comprese qualche avventura colta al volo durante i loro viaggi. Alcune storie forse sono vere, altre no, o almeno non del tutto.. Vengono però spesso distratti dai modi davvero incivili con cui il gestore del ristorante (almeno questo sembrava essere) tratta il ragazzo che serve ai tavoli. Ragazzo per modo di dire: avrà circa trent'anni.
Non sono i soli ad essere sorpresi dalla villania e brutalità del grosso, grasso e maturo Alfonso che non muove le chiappe dallo sgabello dietro la cassa ma sbraita in continuazione contro il giovane cameriere Martino.
Costui corre in continuazione da un tavolo all'altro, dalla sala da pranzo alla cucina, prende gli ordini, serve le bevande e le pietanze, sparecchia i tavoli lasciati dai clienti che hanno già consumato e li apparecchiava di nuovo, senza un attimo di tregua.
Il ciccione invece sbraita in continuazione verso di lui, chiamandolo cretino quando è gentile o, più spesso, testa di cazzo. Gli dice di darsi una mossa, di non dormire in piedi, segnalando con tono di rimprovero i tavoli sui quali, a suo parere, manca il vino o il pane dicendogli di provvedere perché non sta villeggiando ma lavorando.
Tutti i clienti, anche quelli appena usciti, sono ed erano disturbati e non poco infastiditi dagli strilli di Alfonso, trovando buono e sollecito il servizio svolto dal giovane Martino.
Da poco si sono liberati due tavoli. La signora della coppia che si era alzata per prima, mentre il marito pagava il conto al ciccione, aveva teso in modo molto discreto una sostanziosa mancia al giovane cameriere. Mentre lei ed il marito si infilavano i cappotti si erano alzati da un altro tavolo anche tre ragazzi, forse studenti universitari. Mentre uno aspettava dietro il marito della signora per poter pagare anche lui il conto, uno dei tre aveva detto al cameriere “Che aspetti a mandarlo a fare in culo?” riferendosi chiaramente ad Alfonso. Però i ragazzi non gli avevano lasciato alcuna mancia.
Martino aveva già subito sparecchiato i due tavoli eppure Alfonso, appena i cinque erano usciti, aveva sbraitato “Cascamorto, che aspetti ad approntare quei tavoli? Datti una mossa perché oggi mi stai facendo letteralmente girare i coglioni e mi sa che ti sbatto fuori una volta per sempre.”
Ora, uno dei due camionisti dice all'altro:- “Io non lo sopporto più. Adesso mi alzo e gliela do io una lezione a quel cafone”
Martino che è vicinissimo lo sente e fingendo di dover prendere un piatto già vuoto si avvicinato ulteriormente per dire “Lasci perdere, lei va via, ma io resto. Quello dopo me la farà pagare”.
L'altro camionista chiede “E tu subisci tutto questo?”
Martino alza le spalle come a dire “Cos'altro potrei fare?”
Dalla cassa Alfonso sbraita “Battiamo la fiacca oggi? Muoviti pelandrone”
Il primo camionista sta per alzarsi. Martino fa in tempo a dirgli “No, la prego” e quello torna a sedersi.
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Adesso anche l'ultimo cliente è uscito. Martino tira giù la serranda e guarda Alfonso che scende finalmente dal suo alto sgabello ed ora sta davanti alla cassa.
I due si sorridono. Alfonso allarga le braccia e Martino corre verso di lui, gli mette le braccia al collo dicendogli “Sei stato favoloso”.
Alfonso lo cinge tra le sue braccia affettuosamente.
Dalla cucina una voce di donna, forse la cuoca, avverte: “Io ho finito, vado via ci vediamo questa sera”
Alfonso dice ad alta voce “Va bene” e a bassa voce sussurra a Martino: “Finalmente, così siamo soli” e si sposta verso la sedia più vicina. per sedersi. Tira Martino fino a farlo sedere sulle sue gambe e lo bacia, sulla bocca, ricambiato dal giovane che gli accarezza la testa semi calva.
Dopo Martino, euforico, carezzando le tonde guanciotte di Alfonso dice “La gente di oggi è stata fantastica. A parte che erano tutti belli anche a vedersi rispetto alla media, ma proprio facevano sgorgare dalle loro espressioni il trasporto affettivo verso di me; si percepiva quasi tangibilmente che mi stavano amando, che avrebbero fatto di tutto per me. Quei due camionisti poi..., se non li fermavo volevano venirti a picchiare. Non mi sono mai sentito tanto amato come oggi, grazie, grazie, sei un tesoro” e lo bacia di nuovo prima di dirgli di esser molto eccitato.
Alfonso gli sorride e gli dice:- “Allora andiamo. Che aspetti? Ora tocca a te far godere me”
Si alzano dalla sedia e, mano nella mano, attraversando la cucina raggiungono una scala a chiocciola per salire al piano superiore, dove c'è una stanza con letto. Alfonso si spoglia, Martino tira fuori da un armadio corde, fruste, e altri aggeggi dicendo “Oggi ti massacro”
Alfonso, con la fronte imperlata di sudore per l'eccitazione , con voce esagitata risponde “Fallo davvero, lo sai che mi piace essere il tuo schiavo, devi vendicarti per come ti ho trattato, non avere pietà di me”
“Non ci penso proprio” rispose Martino colpendolo con uno scudiscio.
Cominciano così a vivere anche fisicamente quello strano modo di procurarsi reciprocamente piacere sadomaso, dopo essersi divertiti a vivere l'analogo rapporto con un sadomasochismo tutto psicologico, davanti a tante persone che non hanno capito un tubo di loro.
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PS: I nomi di luoghi e persone sono inventati, i fatti descritti invece avvengono più spesso di quanto s'immagina.
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